Dopo migliaia di anni, l’uomo ancora subisce il fascino della navigazione a vela, dove l’unica propulsione è data appunto dall’azione del vento sulle vele dell’imbarcazione. Fatto ormai solo per sport o per diporto, questo tipo di navigazione viene compiuto su due grandi famiglie di barche: le derive e i cabinati, entrambi sottoposti ai medesimi principi ma differenti nelle dimensioni.
Obiettivi
Il cliente che vuole diventare armatore di un cabinato a vela deve capire quali siano i suoi obiettivi, ossia che tipo di attività andrà a svolgere con la sua nuova barca. Ciò dipende dalle capacità tecniche, dal tempo a disposizione, dal budget di cui ci si intende avvalere, ecc.
Parleremo qui solo dei cabinati, rimandando ad altra sede un eventuale discorso sulle derive prive di motore. I cabinati a vela si distinguono in linea di massima in due grandi categorie: da crociera e da regata. Poi vi sono degli ibridi con cui si possono sperimentare entrambe le passioni.
La differenza riguarda soprattutto i costi di acquisto e di manutenzione, nonché la durata nel tempo del valore della barca, in quanto, mentre un crociera è teoricamente valido senza limiti temporali, un regata subisce un deterioramento e un invecchiamento di prestazioni che ne fanno diminuire radicalmente l’efficacia agonistica e di conseguenza il valore. Prima di comperare è bene pertanto fare un’analisi dell’uso a cui si destinerà la barca.
Deciso questo primo punto, ci si accorgerà che il mercato offre un ventaglio pressoché illimitato di modelli, dai piccoli da one-day cruising, fino ai panfili oceanici. Qui l’unico fattore determinante è il budget di cui si dispone, da qualche decina di migliaia di euro a parecchi milioni di euro.
La discriminante è data dal dislocamento della barca, dal tipo di progetto e cantiere (e quindi dai parametri costruttivi, dalle rifiniture, dai materiali impiegati), e dalla sua vetustà se comprata usata. Infatti, molto più che nel mercato delle auto, nella nautica è fiorente un vastissimo mercato dell’usato, cosa molto utile per l’acquirente alla sua prima barca: provare l’esperienza su un usato, magari piccolo, è l’ideale per rendersi conto se si vuole continuare. Nel caso negativo non si faticherà a rivendere la barca, a patto di essere stati accorti nell’acquisto.
Cabinato da crociera
Come sempre succede riferendosi ad acquisti di questo genere, anche qui occorre subito valutare il tipo di crociera che si vorrà praticare. Se lo yacht compirà solo brevi uscite o al massimo di pochi giorni in zone limitrofe, allora sarà sufficiente orientarsi su una barca di dimensioni contenute, dotata di strutture e servizi essenziali per una vita di bordo in stile “camping”.
Una normale dotazione di batterie, un frigo, una piccola cucina, un paio di cuccette, un serbatoio dell’acqua dolce non eccessivo, per ciò che concerne i comfort. Tecnicamente, il cabinato dovrà comunque essere idoneo a sopportare il mare anche imprevisto, e con sistemi di sicurezza e ancoraggio efficaci. Il motore ausiliario entro o fuori bordo (meglio il primo) deve essere efficiente e ben mantenuto, così come l’impiantistica elettrica e idraulica (pompe di sentina, autoclavi, ecc.).
Per quanto su un cabinato si privilegi il momento di relax, tuttavia lo skipper amerà navigare a vela, quindi dovrà esaminare i seguenti elementi, meglio se assieme ai famigliari e amici che poi lo accompagneranno
-L’armo dell’albero e del boma sono abbastanza agevoli oppure per lui troppo impegnativi (per esempio con sartie volanti e albero frazionato)?
-Preferisce uno strallo di prua con canaletta o con rollafiocco?
-Il trasto della randa è in una posizione comoda sia per la navigazione sia per la vita di bordo a barca ferma?
-I winches sono in numero e in posizione adatta?
-La pinna è troppo lunga per le zone che si affronteranno solitamente?
-Il pozzetto è sufficientemente ampio e comodo non solo per navigare ma anche per sedercisi in relax?
-C’è abbastanza spazio a prua per eventualmente sdraiarsi al sole?
-I sistemi di sicurezza e ancoraggio sono idonei?
-Gli interni hanno sufficiente aerazione e luminosità?
-Vi è un numero sufficiente di stipetti per bagagli e cambusa?
-I servizi igienici sono consoni?
-Il mobilio interno è lavorato con criteri marinareschi (senza spigoli, di legno protetto, ecc.)?
Cabinato da regata
Qui la scelta è più impegnativa e di conseguenza l’analisi deve essere maggiormente oculata. Molteplici sono le categorie di barche da regata, scegliere quella più consona ai propri gusti ed esigenze è fondamentale non essendoci spazio per errori.
Certamente nella scelta influirà molto meno il fattore sentimentale, estetico, in quanto si opterà per un modello solo in vista di un determinato tipo di gara cui si intende partecipare. Dai monotipi, alle box rule, agli scafi di serie, ai regolamenti Ims, Irc e quant’altro: ogni categoria ha caratteristiche proprie; sicuramente il cabinato da regata non prevede un lungo utilizzo in numero di anni, essendo soggetto al continuo aggiornamento della categorie da regata di moda volta per volta.
Ciò è il primo motivo di aggravio sui costi: sarà assai più complesso rivendere una barca da regata passata di moda piuttosto che una barca da crociera. Un ulteriore incremento dei costi rispetto a un crociera è dato da tutto il contorno alla barca in sé, ossia alla logistica e alla manutenzione.
Un regata necessita di molto materiale continuamente rinnovato, vele, cime, ferramenta, dotazioni per un equipaggio completo: ciò deve poi essere custodito da qualche parte e seguire la barca in trasferta con un furgoncino (un container nei casi professionali).
La barca poi gareggerà in luoghi a volte lontani fra loro, allora si sommeranno costi di trasferta anche per l’equipaggio. Infine un regata necessita di manutenzione assai più precisa e continua di un crociera, sia in cantiere sia in mare sia sott’acqua.
Senza parlare dei costi per le iscrizioni alle regate. Se a questo possiamo a volte detrarre l’aiuto di eventuali sponsor, certo l’attività agonistica comporta costi decisamente superiori a quella meramente crocieristica e diportiva, quindi è bene valutare con cura ciò cui si va incontro optando per una fattispecie da regata e per il relativo circuito agonistico.
Tecniche costruttive cabinato a vela
Il consiglio per una barca moderna è senz’altro quello di scegliere uno sloop, ossia una barca a un albero e a uno scafo, evitando i cabinati a più alberi e i multiscafi, questi ultimi molto spaziosi all’interno ma di difficoltosa manovra nei porti.
Il primo dato costruttivo da tenere presente riguarda lo scafo: evitando materiali vetusti (legno, alluminio), i compositi aramidici possono essere a laminazione semplice o a sandwich. La prima è più economica e crea prodotti di maggior peso, la seconda è più sofisticata, costosa, e crea prodotti più agili e veloci.
In mare la leggerezza è sicurezza, a differenza di ciò che si pensava un tempo. Più peso si ha in chiglia e meno sullo scafo maggiore è il rendimento e la sicurezza della barca. Kevlar, fibre di vetro, Nomex, e, in barche da regata, carbonio, sono alcune delle fibre derivate dal petrolio con cui si costruiscono le barche moderne.
Ovviamente tutto parte dal progetto e dopo dal cantiere, quindi si sceglierà un progetto moderno, cosa che per una barca di serie solitamente è di prassi. Per una barca da regata invece subentrano ulteriori considerazioni legate ai suoi regolamenti, per cui sarà determinante il vincolo alla propria stazza, al progetto, ai materiali che è lecito o meno utilizzare.
Il secondo punto da affrontare è l’armamento. Nel crociera si opterà per un albero in alluminio, senza giungere all’acquisto di materiali quali il carbonio o il titanio per certe strutture, carissimi e idonei solo ai regata. Rimane da verificare se le dotazioni di winches e stralli sia ciò che si adatta alle proprie esigenze oppure sono da richiedere alcune modifiche in sede d’acquisto.
Stesso cosa vale per l’impiantistica e i metodi di salpaggio. Un occhio va dato alle metodologie di verniciatura adottate sullo scafo e al tipo di antisdrucciolo usato in coperta.
Cantieri
Per una barca da crociera è senz’altro conveniente rivolgersi ai prodotti di serie. Ne esistono infiniti e di ogni nazionalità. Si suggerisce, per la navigazione nei nostri mari mediterranei, di basarsi sui cantieri italiani per un prodotto di medio-alta qualità, e sui cantieri francesi anche per prodotti di maggior economicità.
Le barche costruite nei paesi nordici solitamente hanno prerogative costruttive superiori, ma sono anche progettate per condizioni tali da ritrovarsi sovradimensionate nel peso e nelle dotazioni per i nostri mari estivi. Il prezzo della cantieristica mediterranea è sicuramente più contenuto di quello del nord Europa, e per prodotti più consoni ai nostri gusti.
Alcuni cantieri in Italia: Grand Soleil Comar. In Francia: Beneteau. In Svezia: X Yachts. In Scandinavia: Nautor, Baltic. Ma tantissime sono le possibilità; ciò che conta è visitare coi propri occhi e con estrema calma la barca, facendo anche delle uscite in mare col medesimo modello per comprendere esattamente se il tipo di imbarcazione prescelto abbia i requisiti confacenti al futuro armatore. Occorre considerare non solo un singolo aspetto della barca (per esempio in navigazione), ma anche le caratteristiche proprie durante la vita di bordo.
Se si sceglie un prodotto non di serie ma personalizzato, allora la scelta si fa partendo da un progetto preciso di un architetto. Ovviamente questo presuppone costi di gran lunga superiori ma di contro si avrà un prodotto esattamente corrispondente ai propri gusti, sia in termini di prestazioni dello scafo sia in termini di abitabilità e comfort.
La scelta del cantiere di costruzione avverrà successivamente, e ce ne sono molti abituati proprio a lavorare su progetti ad hoc. In questo caso lo stampo su cui nascerà lo scafo verrà poi distrutto, quindi è palese l’innalzamento dei costi di uno scafo cui non si è ammortizzato il progetto e il costoso stampo.
Mercato del cabinato a vela
Fortunatamente un cabinato dura molto nel tempo, specie se si tratta di una barca destinata alla crociera, così a fronte di tanti modelli nuovi sfornati dai progettisti e dai cantieri ogni anno, quelli vecchi rimangono in circolazione praticamente fino alla fine dei propri giorni, comprati e ricomprati da nuovi proprietari.
Questo permette di poter trovare sicuramente un tipo di barca ideale per iniziare la propria attività di armatore skipper, e i prezzi ridotti di questo mercato, sensibilmente inferiori al mercato del nuovo, fanno sì che anche persone non facoltose possano godere del piacere della navigazione.
Com’è logico, a prezzi inferiori corrispondono prodotti inferiori, o perché di maggior vetustà o perché soggetti a maggior usura. Una perizia tecnica compiuta da personale qualificato potrà senza dubbio aiutare il futuro acquirente a non comprare una barca insufficiente o non corrispondente al prezzo da pagare.
Importante è sapere che ciò che si paga poco dovrà facilmente subire una manutenzione o una ristrutturazione, quindi è basilare capire quanto ciò che non paghiamo ora ci verrà fatto pagare in seguito. Questo accorgimento vale in prima istanza per gli acquisti da privato a privato, ma è bene farsi aiutare da consulenti esperti anche per gli acquisti dell’usato tramite un cantiere, sebbene qui ci siano precise garanzie contrattuali.
Il mercato sia dell’usato sia del nuovo è oggi facilmente consultabile nelle riviste specializzate che dedicano vaste pagine agli annunci di privati e di società, oppure nelle pagine web. In queste ultime il vantaggio è che si possono osservare anche gli annunci e le possibilità in altri paesi, confrontando così i prezzi.
Negli ultimi anni si è sviluppata anche in Italia una contrattualistica apposita per favorire il mercato nautico, con speciali forme di leasing già in uso da tempo in altri paesi, quali la Francia. È opportuno esaminare anche questa possibilità per poter ulteriormente risparmiare sull’acquisto.