In questa guida spieghiamo come scegliere il migliore kayak da pesca per le proprie esigenze.
Sempre più spesso si vedono pescatori sportivi che usano il kayak per svolgere le loro attività di pesca più disparate, anche in mare. Il kayak è un tipo di canoa originariamente utilizzato dalle tribù artiche degli Inuit. Si differenzia dalla canoa canadese per essere spinto da una sola pagaia a doppia pala, mentre la canoa canadese viene spinta e manovrata con l’uso della pagaia a pala singola. La parola kayak in lingua Inuit significa barca degli uomini, e si contrappone a umiak, barca delle donne. I primi kayak della storia umana erano infatti di legno ri
coperto da pelli di foca e venivano costruiti su misura direttamente dagli uomini che intendevano utilizzarli. Con il tempo, il kayak ha trovato una grande diffusione nei corsi d’acqua di tutto il mondo, complice anche la possibilità di costruirlo interamente in plastica e di renderlo praticamente inaffondabile. La gran parte dei modelli attuali, usati per fare turismo e per pescare, è autosvuotante, una garanzia per chi affronta il mare anche al largo. Ma vediamo le caratteristiche principali dei modelli attuali, e cosa serve a chi li vuole usare per la pesca con canna e mulinello
Come Scegliere Kayak da Pesca
Il disegno dei diversi tipi di kayak disponibili si fonda su tre compromessi: tra direzionalità e manovrabilità, tra stabilità primaria e secondaria e infine tra velocità generale e stabilità laterale. In linea generale, un kayak lungo risulta più veloce ma è lento nella manovre di viraggio, mentre un kayak corto tiene meno la rotta ma può virare molto più rapidamente. La velocità massima di un kayak lungo è determinata dalla minore sezione trasversa di quella che si definisce “opera viva”, ossia la parte immersa dello scafo. I kayak costruiti per coprire lunghe distanze, come i kayak da mare o lago, sono più lunghi, generalmente tra i 4,90 e i 5,80 metri. Il design dei kayak da turismo all round si basa sul compromesso tra stabilità, direzionalità e manovrabilità, mantenendo inoltre i costi entro termini ragionevoli; la loro lunghezza normalmente varia da un minimo di 2,75 metri a un massimo di 4,50 metri. La lunghezza da sola non consente di prevedere la manovrabilità di un kayak ma deve essere abbinata alla curvatura dalla prua alla poppa.
Il disegno dello scafo si suddivide in diverse categorie basate sulla forma da prua a poppa e sulla forma della chiglia in sezione laterale. La forma dello scafo può essere simmetrica, con la parte più larga del kayak a metà tra poppa e prua, oppure a pesce, con la parte più larga prima del punto centrale, dunque verso prua, oppure ancora a rapa, con la parte più larga che si trova dopo il punto centrale, dunque verso poppa.
L’assenza o presenza di un fondo modellato a V, anche solo parzialmente, incide sulla stabilità direzionale, intesa come capacità di mantenere una traiettoria rettilinea, e sulla manovrabilità del kayak. Con un fondo a V la direzionalità di un kayak migliora ma si riduce la manovrabilità. Alcuni kayak moderni presentano chiglie spiccatamente a V in coincidenza della poppa e della prua. La forma della chiglia si caratterizza per la rotondità del fondo e per l’assenza o presenza, unitamente alla sua ampiezza, dell’angolo della chiglia. La scelta di progettazione di questi fattori incide sulla stabilità primaria e su quella secondaria. Per stabilità primaria si intende la resistenza del kayak al rollio, mentre per secondaria la resistenza al ribaltamento. Nonostante tutti i kayak ondeggino, i modelli più ampi, che hanno le linee di galleggiamento più lontane rispetto all’asse centrale, presentano maggiore resistenza al rollio e, quindi, hanno meno probabilità di ribaltarsi rispetto a kayak più stretti con linee di galleggiamento più prossime all’asse centrale. La stabilità secondaria si riferisce alla resistenza finale al ribaltamento nel momento in cui il kayak si trova nel massimo punto di sbilanciamento consentito. Tutte queste caratteristiche andranno attentamente valutate al momento dell’acquisto e in base alla tecnica di pesca che andremo ad affrontare.
Come Pescare con il Kayak
Da alcuni anni i cultori del kayak fishing sono cresciuti parecchio e oggi sono numerosi gli appassionati che si dedicano a questa pratica con risultati molto lusinghieri. Con il kayak si può infatti fare spinning a tutti i pesci predatori che frequentano il sottocosta e perfino a quelli pelagici. Ma si può anche fare traina con il pesce vivo alla ricerca di dentici e ricciole, light jigging con artificiali specifici e persino la piccola traina mirata alla cattura di aguglie e occhiate. Va detto tuttavia che il kayak da pesca deve avere alcune caratteristiche imprescindibili. Deve essere più largo di quelli classici per garantire una maggiore stabilità e avere una lunghezza tra 3 e 5 metri; quelli sopra i quattro metri sono comunque sempre più sicuri. Con modelli di questo tipo si può pagaiare per miglia e miglia senza affaticarsi troppo, ovviamente dopo avere fatto un minimo di allenamento. Una differenza sostanziale nei modelli da pesca è il tipo di seduta, che è “sit on top” ossia si sta seduti in una posizione sopraelevata e non dentro lo scafo come nei modelli classici.
Anche il sistema di propulsione può cambiare parecchio. Accanto a quelli che sfruttano il movimento a pagaia si sono diffusi i kayak a pedali, il movimento delle gambe, simile a quello che si pratica quando si fa ginnastica con uno stepper, viene trasmesso a un paio di pinne che garantiscono una buona velocità di crociera. Ma ci sono anche i modelli che dispongono di una vera e propria elica fatta girare con lo stesso tipo di azione delle gambe. I modelli a pedali, comunque, sono mediamente più veloci e soffrono meno la resistenza esercitata dal vento. Rappresentano quindi una garanzia soprattutto se le condizioni meteo non sono ottimali.
La sicurezza in mare va sempre al primo posto e la prudenza non è mai troppa; alle prime avvisaglie di maltempo è meglio smettere di pescare e cominciare a raggiungere il sottocosta, pronti ad ammarare se la situazione volge al peggio. Sempre in tema di prudenza, è d’obbligo l’uso del giubbino di salvataggio, possibilmente del tipo autogonfiabile idrostatico o a pastiglia di sale; sceglieremo un modello con 100 Newton di spinta a salire, sicuramente più sicuro. Ricordiamo inoltre che, per una maggiore sicurezza, in mare sono preferibili kayak di una certa lunghezza, al fine di ottenere una buona direzionalità e velocità, soprattutto nel caso la situazione meteo cominci a peggiorare. Modelli con queste caratteristiche reggono bene le onde e riducono l’effetto scarroccio. In mare, il rischio di ribaltarsi con il kayak è basso, semmai possono presentarsi problemi all’ammaraggio con l’effetto risacca e con mare formato. Se si dovesse scuffiare in mare aperto occorre prima di tutto mantenere la calma e attendere che il giubbino autogonfiabile faccia il suo effetto, poi ci si riavvicina al natante e, dopo averlo girato per rimetterlo in assetto, vi si sale a cavalcioni aiutandosi eventualmente con le maniglie laterali, quelle che si usano normalmente per il trasporto da terra. Sempre per questioni di sicurezza è bene fissare, quando si è in pesca, la pagaia con un laccio; lo stesso vale per l’attrezzatura da pesca, che quando non si usa va fissata con dei cordini alla coperta del kayak. In caso di mare mosso, di movimenti azzardati o, peggio, di scuffiata, non si dovrebbe perdere nulla.
Kayak da Pesca più Venduti
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