Se a un po’ di persone chiediamo quali siano, a parere loro, i simboli più rappresentativi della nautica, abbiamo buone probabilità di sentirci rispondere da tutti “la ruota del timone” (proprio quella di legno e ottone, con le caviglie tutte intorno), “l’ancora” (manco a dirlo, l’Ammiragliato), “il salvagente anulare” (quello di sughero e tela, con la cima a festone e il nome della barca). Cioè, quasi tutte romantiche cose del passato, ormai consegnate alla letteratura, all’arte e alla storia. Possibile che nessuno pensi a quei benedetti oggetti che, tutti i santi giorni, anche più volte al giorno, ci tirano fuori dai guai e ci permettono di continuare la navigazione con rinnovata tranquillità? Parliamo delle pinze, delle chiavi inglesi, dei cacciaviti, di tutti quegli attrezzi che — troppo spesso buttati alla rinfusa in qualche cassetto — costituiscono la nostra migliore assicurazione contro gli imprevisti.
Il rapporto del diportista con questo genere di accessori è assolutamente inevitabile. Prima di tutto perché, nella maggioranza dei casi, le avarie si verificano durante la navigazione — perciò lontano dalle officine — e la loro risoluzione non può essere rimandata. Ma c’è anche quello spirito di autonomia che, soprattutto in chi si è formato praticando la vela, spinge il diportista a risolvere da sé i piccoli e grandi problemi che caratterizzano qualsiasi tipo di barca: dalla luce che non si accende alla pompa di sentina che non funziona, dalla cerniera di un portello che cigola al motorino di avviamento che non gira. La capacità di affrontare e risolvere questo genere di inconvenienti è indiscutibilmente una delle fondamentali caratteristiche del buon marinaio, alla pari della sua dimestichezza con il timone o con il plotter. E senza arrivare necessariamente a spiarlo mentre esegue una complicata riparazione, possiamo formarci un’idea abbastanza veritiera della sua abilità osservando la sua officina di bordo. Un piccolo cassetto contenente qualche cacciavite storto, un paio di pinze da poco prezzo, viti di vario genere sparse sul fondo, due spezzoni di filo elettrico consunto e una lampadina bruciata, indica impietosamente un diportista assolutamente inaffidabile. Un gavone ben pulito, nel quale si trovino cassette “tematiche” contenenti attrezzi di varie dimensioni, scatole a scomparti con viti inox di tutte le misure, strumenti di misura e via dicendo, fa subito pensare a un comandante serio e responsabile.
L’ambiente di lavoro
Un po’ come succede quando si parla di “sala macchine”, anche quando sarebbe più appropriato parlare di vano motore, l’uso del termine officina può apparire troppo impegnativo per una barca da diporto di piccola e media grandezza. Eppure esso ci consente di definire non soltanto il luogo nel quale vengono conservati gli utensili, ma anche e soprattutto quello dove è possibile eseguire, meglio che altrove, alcuni lavori particolari. E’ infatti un errore ricorrere al piano da carteggio o al tavolo della dinette per tagliare una vite troppo lunga o per impiombare un cavo: si
corre il rischio quantomeno di rovinarne le superfici e, proprio per la preoccupazione che ne deriva, di eseguire un lavoro impreciso. Ecco che una morsa da banco fissata, per esempio, su un piano ricavato all’interno del vano motore, diventa un elemento fondamentale al fine di ottenere buoni risultati, senza mettere a rischio l’arredamento delle cabine. E’ importante che questa morsa sia abbastanza grande e robusta da poter svolgere anche la funzione di incudine: avrete senz’altro notato, infatti, che, quando si tratta di martellare un qualsiasi oggetto, non si sa mai dove appoggiarsi per ottenere il giusto contrasto.
Le cassette porta attrezzi
Basta andare in un qualsiasi supermercato del bricolage per rendersi conto che il mercato offre una quantità disorientante di contenitori adatti a questo scopo. Tuttavia, per motivi di incompatibilità ambientale, una prima scrematura può essere operata eliminando quelli di metallo: la loro robustezza, infatti, viene pagata con l’inarrestabile tendenza alla ruggine e con il costante pericolo di graffiare malamente tutte le superfici con le quali vengono accidentalmente a contatto. Dunque, non resta che scegliere nell’ambito della plastica, facendo bene attenzione alla solidità delle maniglie di trasporto, delle cerniere e delle chiusure. Certo, per stare più tranquilli, si può optare direttamente per le cassette stagne a scomparti preformati, prodotte appositamente per l’uso nautico. Ma ce ne sono di ottime anche tra quelle generiche, le quali (come per moltissime altre cose non dedicate) presentano l’innegabile vantaggio di costare molto meno. Per quanto riguarda la capienza, è il caso di tenere conto di due fattori: le dimensioni del vano di bordo destinato a contenere le attrezzature; l’effettiva quantità di utensili da conservare. Sul primo c’è poco da commentare: è evidente che non possa che essere la cassetta porta-attrezzi ad adattarsi alla disponibilità di spazio offerta dalla barca e non il contrario. Per quanto riguarda il secondo, invece, è bene affidarsi a quell’altro principio, caro ai tra-slocatori, secondo il quale è sempre meglio suddividere il carico in più contenitori maneggevoli che non in un unico grosso contenitore pesante e ingombrante.
Nel caso della nostra officina, il numero perfetto è il tre: una cassetta “A” da dedicare agli utensili più tipicamente meccanici (cacciaviti, chiavi, pinze, tenaglie, tronchesi, martelli eccetera); una cassetta “B”, da dedicare a quelli destinati agli interventi sull’impianto elettrico (forbi
ci isolate, cercafase, tester, cacciaviti di precisione, pinze a becco, spelafili, saldatore a gas eccetera); una cassetta “C”, da dedicare all’attrezzatura da taglio e da foratura (seghetti, trapano, punte, taglierine, cesoie, succhielli eccetera). Tutto il resto (trapano elettrico, prodotti chimici eccetera) può essere sistemato all’interno di un catino a base quadrata. Unica eccezione, il cannello a gas, cioè quel piccolo lanciafiamme che, alimentato da cartucce tipo camping, permette di sbloccare parti metalliche resistenti al Crc, allo Svitol e persino all’efficacissima Coca Cola: per motivi di sicurezza, è il caso di conservarlo nello stesso scomparto speciale della bombola che alimenta la cucina.
Grazie a questo tipo di organizzazione, per svolgere ordinatamente un determinato lavoro è quasi sempre sufficiente estrarre dall’apposito ripostiglio soltanto la cassetta che contiene gli attrezzi necessari alla specifica operazione.
Passiamo ora alla minuteria. Per evitare la fatica di cercare — e il serio rischio di non trovare — la vite autofilettante della giusta misura, in mezzo a centinaia di pezzetti metallici di diverso genere, è consigliabile ricorrere alle apposite scatole a scomparti. Anch’esse necessariamente di plastica, devono avere una chiusura perfetta, tale da impedirne l’apertura accidentale anche in caso di caduta. Al loro posto, qualcuno utilizza i vasetti di vetro pesante con chiusura ermetica, tipo quelli per la conserva degli alimenti: effettivamente sono capienti, permettono di riconoscere a colpo d’occhio il loro contenuto e sono facilmente lavabili. Ma sono di vetro, appunto, e ciò li rende pericolosi come qualsiasi altra cosa frangibile.
Gli utensili
La saggia consuetudine di svolgere regolarmente, per proprio conto, gran parte della manutenzione ordinaria di tutto il sistema-barca è importante quanto la buona abitudine di osservare con estrema attenzione il lavoro di un qualsiasi tecnico chiamato a bordo, magari offrendosi come suoi aiutanti. Oltre che costituire un insostituibile know-how, questo tipo di esperienza permette di stabilire quanti e quali attrezzi debbano effettivamente essere portati in navigazione, limitando il rischio di eccedere o, peggio, di dimenticare qualcosa di importante.
Oltre agli arnesi più classici, è bene dotarsi degli attrezzi speciali — talvolta introvabili persino nelle officine professionali —e di quegli strumenti (per esempio, il termometro a pistola della foto in basso) che permettono di scoprire le anomalie prima che si trasformino i vere e proprie avarie. Infatti, oltre al generico e fondamentale corredo di base, esiste sicuramente qualche utensile speciale che, per altri, potrebbe risultare assolutamente inutile ma che, per noi, per la nostra barca, è estremamente importante se non, addirittura, indispensabile.
Per esempio, ci sono motori che, una volta installati in un determinato vano, necessitano di una chiave speciale per la regolazione di una cinghia o per la sostituzione di un solenoide. Magari si natta di operazioni di per sé elementari che però, senza questi utensili (dei quali potrebbe essere sprovvista anche la più organizzata delle officine meccaniche), possono diventare incredibilmente lunghe e laboriose, o persino impossibili da eseguire senza forare o demolire parti della barca. Dunque, è sempre bene informarsi presso il cantiere e il fabbricante del motore circa l’esistenza di questi speciali arnesi e, quando finalmente se ne viene in possesso, è necessario conservarli con estrema cura. Ovviamente, questo stesso principio va applicato a qualsiasi altra apparecchiatura di bordo.
Oltre a questi utensili fuoriserie, ci sono pure altri importanti strumenti che, per quanto siano facilmente reperibili a costi assolutamente ragionevoli, non sono poi così diffusi. Per esempio, specialmente su alcune barche a vela, si nota la presenza dei cosiddetti rivetti, impiegati per fissare alcuni elementi dell’attrezzatura: ebbene, non c’è modo di sostituire quelli che, immancabilmente, per fatica o per corrosione, risultano danneggiati, se non si possiede l’apposita pinza con i relativi rivetti di ricambio.
Sempre restando nel campo degli attrezzi insoliti, il cosiddetto “piede di porco” può aiutare a mantenere in posizione elementi particolarmente pesanti, durante il loro montaggio (pensiamo, per esempio, a un
motore fuoribordo da installare sullo specchio di poppa del tender).
Concludiamo il paragrafo parlando della viteria, che, in un certo senso, è anch’essa da annoverare tra le cose speciali. La sua prerogativa deve essere quella dell’acciaio Aisi 316, vale a dire l’inox: l’unico materiale che garantisce una certa stabilità nel tempo. Per quanto riguarda invece il tipo, non ci si sbaglia scegliendo le Parker autofilettanti. Anche in questo caso, per l’acquisto di una buona selezione di varie misure conviene rivolgersi a un grande magazzino del bricolage.
Al fine di non appesantire inutilmente la propria dotazione, la scelta di ciò che deve far parte dell’officina di bordo deve tenere conto soprattutto delle esigenze che possono sorgere in navigazione. Pertanto, si può lasciare a terra tutto quel che riguarda il restauro e la rifinitura (per esempio, le levigatrici orbitali e le pialle) e abbondare, semmai, negli utensili che possono rivelarsi utili in caso di emergenza lontano dalla costa. Insomma, proprio come si fa con le dotazioni di sicurezza, la quantità di attrezzi da portare a bordo deve essere adeguata al tipo di navigazione che si vuole intraprendere.
Utensili
Cannello a gas
Caviglia per impiombature
Chiave a catena (per filtri)
Chiave serratubi
Chiave regolabile
Chiave snodata per candele
Chiavi/attrezzi speciali
Estrattore
Forbici
Lima mezzatonda da ferro (due misure)
Martello da meccanico di acciaio
(200 grammi)
Mazzuolo di gomma
Morsa da tavolo con serratubi
Morsetti a molla
Pinza crimpatrice
Pinza rivettatrice
Pinze universali
Pinze a becco tondo
Pinze a pappagallo
Pinze a scocco
Punte da trapano per ferro
Punte da trapano per legno
Raspa mezzatonda da legno
Saldatore elettrico
Saldatore a gas (con bomboletta, stagno e pasta salda)
Sega a ferro con lame intercambiabili
Cacciaviti a punta standard
Cacciaviti a croce Phillips
Caciaviti per elettronica
Chiavi esagonali (a brugola)
Chiavi a bussola
Chiavi fisse
Spazzola di ferro
Taglierina con lame intercambiabili
Tenaglie da carpentiere
Trapano a mano
Trapano elettrico
Tronchesi a taglio frontale
Tronchesi a taglio laterale
Ferramenta e elettricità
Calamita con prolunga
Coccodrilli elettrici
Fascette stringitubo di acciaio inox (vari diametri)
Faston (capicorda elettrici)
Filo di ferro zincato
Filo elettrico unipolare
Forbici isolate
Forbici spelafili inverter
Morsetti elettrici (Mammouth)
Nastro di Teflon
Nastro isolante
Nastro autoagglomerante
Pinzette da filatelia
Prolunga elettrica a rocchetto
Rivetti di varie misure
Viteria Parker di acciaio inox (varie misure)
Prodotti
Colla bloccante per filettature
Colla cianolitica
Colla epossidica bicomponente “5 minuti”
Colla epossidica bicomponente “30 minuti”
Colla UHU Plus
Grasso di vaselina
Sbloccante
Strumenti
Calibro
Termometro a infrarossi
Metro a nastro
Metro da falegname
Spessimetro
Tester
Varie
Camera d’aria (spezzoni)
Carta vetrata (varie granature)
Elastici
Guanti monouso vinilici
Imbuto con filtro
Lampada corazzata
Libretti di istruzioni
Prodotti di riparazione canotto
Prodotti di riparazione vetroresina
Pennelli tondi
Utilizzo e manutenzione
Lo stesso principio secondo il quale i motori marini durano enormemente di più se li si usa molto, mentre si indeboliscono
quando li si usa poco, può essere applicato ai vari componenti dell’officina di bordo. Certamente, però, molto dipende anche dall’attenzione con la quale si sceglie e si utilizza l’utensile più adatto a eseguire un determinato lavoro. Tipico, in negativo, è il caso del cacciavite che, a causa della sua forma, si presta facilmente a un uso improprio, vuoi come scalpello, vuoi come leva di forza. Esso, invece, come qualsiasi altro arnese, deve essere utilizzato unicamente per il suo scopo “istituzionale”, scegliendolo peraltro della forma e delle dimensioni che meglio si adattino alla testa della vite cui è destinato. Un’altra pessima abitudine, assai diffusa, è quella di avvitare e svitare i bulloni utilizzando le pinze invece delle chiavi della giusta misura. Insomma, tanti sono gli esempi di cattivo uso che sono alla base del rapido deterioramento degli attrezzi. Ma le cause possono essere anche ricercate nella pessima qualità. Qui entra prepotentemente in gioco la rapida diffusione dell’utensileria economica proveniente soprattutto da Paesi molto lontani, addirittura da altri continenti. E’ il tipico caso dell’apparenza che inganna: un cacciavite da I euro può essere identico — e persino più bellino — di un cacciavite di pari misura che ne costa 10, ma quanto ad affidabilità e durata siamo davvero in due mondi diversi. Sconsigliamo energicamente di farsi tentare da questo genere di articoli e, più in generale, da tutto quel che costa smaccatamente poco. Un buon paio di pinze garantisce il risultato e dura una vita; un pessimo paio di pinze funziona male e dopo un po’ è letteralmente da buttare. Parliamo ora di manutenzione. Ebbene sì, non solo la barca ma anche gli utensili e i loro contenitori necessitano di un po’ di cura, soprattutto in previsione del periodo invernale. Pinze, tenaglie, trapani e quant’altro tende a bloccarsi o ad arrugginire con l’inattività (capita anche a ceni acciai inossidabili) devono essere puliti a fondo, a fine stagione, ricorrendo all’impiego di un pennello a setole rigide inumidito nel petrolio. Dopo un’opportuna asciugatura per mezzo di un panno morbido, le ci acquistano una certa lucentezza e presentano una sottile patina untuosa che le protegge per lungo tempo, soprattutto dall’umidità.
I libretti di istruzioni
Molti elementi della barca (motori, strumenti, frigorifero, generatore eccetera) sono dotati, in origine, di un loro libretto di istruzioni che, oltre a spiegare tutte operazioni di manutenzione, indica le principali cause di cattivo funzionamento, proponendo i relativi rimedi, e soprattutto mostra graficamente la corretta procedura di smontaggio. Non si potrebbe desiderare nulla di meglio, in occasione di una qualsiasi riparazione, eppure, su molte imbarcazioni, di questi importantissimi libretti non resta la benché minima traccia. Che si tratti di semplice leggerezza o di stupida scaramanzia, il risultato non cambia: la mancanza di queste documentazioni può limitare drasticamente l’utilità della più completa officina di bordo.